Ciao mi chiamo S. e ho 35 anni. A maggio 2016, con il mio compagno, ci sentiamo pronti per avere un bambino. Con nostra grandissima sorpresa il 1° luglio dopo solo un giorno di ritardo (ma sentivo dentro di me qualcosa di diverso) scopro la doppia linea. In quel preciso istante ho provato la vera FELICITÀ. Alla seconda visita scopriamo che non c'è solo un piccolo piccolissimo cuoricino. Ma due! E ho pensato "sono gemelli! Saremo in grado di dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno? Saremo all'altezza?" Era la nostra prima esperienza da genitori. Alla 14 settimana ho una grave minaccia di aborto. Vengo ricoverata per quasi una settimana. Fortunatamente sono riusciti a fermare le contrazioni e le perdite. I bimbi erano forti, volevano vivere. Le settimane passano, le visite e le analisi sono perfette. Ma la sera del 30 ottobre, a 24 settimane, rompo improvvisamente le acque. Chiamiamo l'ambulanza. In 10 min arriva. Il mio compagno chiama la mia famiglia si precipitano anche loro al pronto soccorso. Li gli dicono che mi hanno portato in reparto per fare tutti i controlli. Purtroppo ci dicono che non c'è più niente da fare. Il cuoricino di Michele aveva già smesso di battere e di lì a poco anche quello di Nicolò. Da quel momento sento il cuore e l'anima venir strappati e fatti in mille pezzi. Partono le contrazioni le ostetriche mi dicono di spingere. Li sento uscire uno dopo l'altro. Un parto silenzioso e straziante. Mi addormentano, mi fanno il raschiamento. Mi trovano una stanza isolata nel reparto maternità in fondo al corridoio. Lontano dalla felicità degli altri genitori. Permettono al mio compagno di restare sempre con me per tutti e tre i giorni. Dopo poco arriva l'ostetrica e ci chiede se li volevamo vedere. Diciamo subito di sì. In quel momento si sono mischiate tante emozioni contrastanti. Erano così perfetti. Com'è potuto accadere. Perché il mio corpo non li ha più accettati? Torniamo a casa con la morte nel cuore e negli occhi. Arriva il giorno di andare a prenderli e portarli al cimitero. Due piccolissime bare bianche. Mi mancava il respiro, mi sentivo morire così come il mio compagno e le nostre famiglie. Cerchiamo di andare avanti e di riprovare ad avere un bimbo. Ma le settimane, i mesi, gli anni passano e non succede più niente. Scopro solo lo scorso anno di avere una malattia genetica ai cromosomi chiamata traslocazione bilanciata e reciproca. Che può portare aborti a qualsiasi settimana, infertilità, malattie genetiche al feto oppure niente di tutto questo. Per la mia condizione ci hanno consigliato la pma ma le possibilità di avere un bimbo sono molto molto molto basse. Ho pensato tantissimo se me la sentissi o meno di affrontare questo percorso. E purtroppo la risposta è no. Non credo proprio che il mio corpo e la mia anima siano pronte ad affrontare questo percorso ad ostacoli. Ci dicevano con il tempo farà meno male ma non è vero sono tutte bugie. Loro sono esistiti, li ho sentiti crescere e dare calci. E tutto questo è triste ed ingiusto.
Mamma S.