La rabbia è una risposta comprensibile e legittima alla perdita. È l'urlo del cuore infranto, l'eco del profondo amore non realizzato, e la manifestazione della frustrazione per un futuro che non sarà mai.
È importante riconoscere che la rabbia è parte integrante del processo di lutto e non dovrebbe essere repressa o ignorata.
La rabbia può presentarsi in molte forme: verso il destino ingiusto, verso il corpo che non è riuscito a proteggere il bambino, verso gli altri che non comprendono appieno il dolore. Può essere diretta verso se stessi, in un vortice di auto-colpevolizzazione e auto-flagellazione. Ad esempio:
▪︎ Ti starai chiedendo: " perché è successo proprio a me?” ▪︎ Ti capiterà di vedere pancioni ovunque e questo forse ti provocherà molta rabbia e sofferenza. ▪︎ Potresti prendertela con qualsiasi persona perché non ti senti capita, non capiscono come ti senti. Ti diranno di andare avanti, che era "solo una cellula" o che "ne avrai altri"…Si magari ne avrai altri ma non sarà quel bambino.
Provare rabbia è naturale, come dicevo all’inizio, fa parte di una “tappa” del processo di elaborazione del lutto. Affrontare la rabbia richiede coraggio e compassione verso se stessi. È fondamentale trovare spazi sicuri per esprimere liberamente le emozioni, che sia tramite la terapia, il supporto di amici fidati o la scrittura di un diario personale. Riconoscere e accettare la propria rabbia è il primo passo verso la guarigione. Puoi provare a lasciar fluire questa emozione, cercare di bloccarla o ignorarla non ti aiuterà nel processo di accettazione di quello che ti è successo e stai vivendo. Se blocchi questa emozione finirai per entrare in un vortice di malinconia. La rabbia deve fare "il suo corso", altrimenti non riuscirai ad elaborare ed integrare l'esperienza di perdita del tuo bambino.
È successo anche a te di provare rabbia?
Io ricordo di aver trascorso alcune settimane in questa fase e ho trovato molte persone intorno a me che non mi capivano, che mi dicevano di andare avanti, che sono giovane, che avrei avuto altri figli e tanto altro. Capivo la difficoltà di certe persone, in questi momenti non si sa bene cosa dire, ma…forse è meglio non dire nulla, o dire semplicemente un MI DISPIACE.
Se senti di essere bloccata in questa fase o senti la necessità di un sostegno è importante contattare un professionista specializzato che ti possa guidare ad elaborare la perdita del tuo bambino.
Un forte abbraccio, Martina
Testo a cura della dottoressa Martina Cavaletto, Psicologa