Perdere un figlio in gravidanza, interrompe il processo di trasformazione in genitore non solo nella donna, ma anche nell’uomo, facendo sfumare in esso quel processo di genitorialità iniziato quando gli è stata comunicata dalla partner la gravidanza.
Sebbene gli uomini siano coinvolti diversamente rispetto alla donna nel processo di gravidanza, risentono anche loro il lutto del figlio nato senza vita in maniera molto profonda e spesso inosservato agli occhi della società.
Le espressioni del lutto maschile possono assumere forme diverse rispetto a quelle che ci possiamo aspettare diventando una forte spaccatura a livello emotivo.
La nascita di un bambino è spesso derivante da una scelta di vita per la coppia che si appresta a dare vita per intraprendere l’esperienza della genitorialità (Walsh, McGoldrick 1991).
Infatti ancora prima del parto, attraverso la transizione al ruolo di genitore, si innescano diversi movimenti psichici che mettono in gioco diversi aspetti della vita dell’individuo.
La posizione dell’uomo nel corso della gravidanza è molto diversa rispetto a quella della donna, infatti se per la parte femminile significa porre le radici alla corporeità della gravidanza, la parte maschile al contrario, ne è escluso, vivendo questo momento solo attraverso la donna che cambia forme (Cacciatore, 2013).
Non tutti gli uomini, infatti, riferiscono di sentirsi padri durante la gravidanza, questo perché per alcuni è il momento del parto ad aprire le porte della paternità (Lacroix, 2016).
Mentre altri, si percepiscono padri prima della nascita del piccolo, iniziando una vera e propria relazione affettiva con il nascituro in utero.
Un esperienza che aumenta il senso di genitorialità paterno, sono le importanti esperienze delle visite ecografiche, dove si può entrare in contatto con la percezione del battito cardiaco, la visione del bimbo in utero, la posizione fetale, che testimoniano per l’uomo la sua trasformazione in uomo padre e la reale presenza del nascituro (Huffman, 2015).
Come per le donne, anche negli uomini, i mesi di attesa diventano un tempo di condivisione, che consente ad essi di creare una nuova narrazione della loro vita, fatta di aspettative, attese, fantasie, che alimentano la voglia di paternità
(Murphy, 2012).
La perdita di un bambino atteso in gravidanza è la dissoluzione della genitorialità: fin dai primi mesi della gestazione, infatti, la coppia sogna il futuro con il proprio bambini, pianificando le visite, la scuola da frequentare, i giochi da fare insieme, ma anche il nome che vogliono dare al nascituro (Wever-Hightower, 2012).
La perdita di un figlio in gravidanza può essere vissuta come una battuta di arresto, come un sogno non sbocciato con la partner, che comporta sicuramente delle emozioni ambivalenti, portando con se un senso di sospensione, come se ci fosse un incompiuto (Lacroix, 2016).
L’esperienza paterna sembra modificarsi ed aumenti l’intensità durante la gestazione: durante il primo trimestre i padri possono mostrsi più distanti, nel secondo trimestre, quando si avvertono i movimenti fetali, sentono un aumento della consapevolezza della gravidanza ed al terzo infine, aumentano l’investimento emotivo ed il desiderio di definirsi papà (Gandino, 2018).
Per l’uomo, la perdita di un figlio in epoca gestazionale, viene vissuta come una vera e propria perdita reale e questo dolore impatta improvvisamente su tutti i suoi sogni, che fin a quel momento aveva costruito come padre
(Huffman, 2015).
Sebbene la gravidanza per l’uomo, sia solo emotiva e non corporea anche i padri subiscono il lutto, perdendo il riconoscimento come genitore.
In questo momento, nell’uomo, le varie costruzioni culturali del ruolo maschile entrano in conflitto e vi è una concomitanza tra: l’essere padre e l’essere un uomo in lutto. Questi sono due connubi sociali poco conciliabili in un sistema di attribuzioni dovute al gender (Bonnette, 2011).
Alcuni studi confermano infatti l’esistenza di pregiudizi dovuti a dinamiche di questo genere, che sembrano porre il padre in una posizione più supportiva nei confronti della partner in lutto, piuttosto che avere una egualità espressiva del lutto.
Secondo la posizione della Società, l’uomo deve essere orientato “all’essere forte per la donna”.
Eppure le emozioni che sono esperite nel lutto perinatale sono qualitativamente simili a quelle della donna, sebbene ci possano essere alcune differenze sul piano espressivo: l’uomo, infatti, può avere minore predisposizione al pianto, può sentire di meno la necessità di un supporto sociale, ma può talvolta esprimere la sua sofferenza attraverso l’uso di alcool, di droghe o altre forme di agiti.
Shock, rabbia, incredulità, ansia frustrazione, paralisi e sentimenti di lutto sono presenti nell’uomo e possono avere anche un’intensità piuttosto alta (Gandino, 2018).
In uno studio di Turton & Co del 2009 si è visto che i sintomi nei padri a seguito di una perdita in gravidanza sono spesso associati a sintomatologie depressive, ansiose e post traumatiche.
In questo momento, il supporto di professionisti del settore, possono avere un effetto positivo nell’elaborazione del lutto nei padri: infatti coloro che ricevono maggior sostegno in seguito alla perdita del bambino, mostrano reazioni al lutto significativamente meno intense rispetto ai padri che non l’hanno ricevuto. Importante quindi diventa la questione di una sofferenza lecita socialmente anche per il padre e che questa trovi uno spazio di accoglienza adeguato.
Il supporto di professionisti del settore, così come la partecipazione a gruppi di auto-mutuo-aiuto può agevolare la risoluzione della sintomatologia paterna, ma anche favorire l’elaborazione del lutto.
“Ogni esperienza di vita richiede riconoscimento da parte dell’altro per poter entrare a far parte della propria storia in modo integrato. […] il bisogno di validazione è particolarmente importante per facilitare il processo di lutto paterno, perché restituisce all’uomo la propria identità di padre, messa dolorosamente in discussione dalla perdita”. (Gandino)
La psicoterapia, può essere uno spazio sicuro, per il padre, dove può esprimere le sue paure, il suo dolore, il suo lutto, cercando il rispecchiamento nel professionista, ed integrando il lutto nel processo di vita.
Approfondimento scrittoprobono dal dottor Marco Filippini, Psicologo Clinico - Psicoterapeuta della Gestalt Integrata in Supervisione.
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