Mi chiamo Margherita Pace, sono Ginecologa e lavoro in una grande maternità in Svizzera con circa 4500 parti all'anno. Mi sono formata dapprima in Italia, a Roma e successivamente spostata all'estero.
Nell'ospedale dove ho fatto tirocinio come studentessa, a Roma, non c'era un percorso dedicato per il lutto perinatale. In generale, non c'era una divisione netta neanche tra ginecologia, ricoveri di gravidanze a rischio e post partum, quindi spesso la situazione era molto poco piacevole per le donne. Ricordo una donna a cui era deceduto il neonato pochi giorni dopo la nascita in camera con altre tre neomamme e i loro figli, o donne con un tumore ginecologico accanto a quelle ricoverate per ipertensione in gravidanza. Non era la norma ma accadeva spesso.
Nell'ospedale dove lavoro ora, in Svizzera, c'è un percorso dedicato molto specifico.
Le pazienti con aborti spontanei che necessitano di ricovero vengono accolte nel reparto di Ginecologia e operate nella sala operatoria di ginecologia. Non c'è alcun contatto con l'Ostetricia e la sala parto che sono ad un altro piano. L'unica eccezione è la notte e il weekend perché l'unica sala operatoria aperta è quella dei cesarei in sala parto quindi può capitare che transitando possano udire/vedere neomamme e neonati. Dopo il raschiamento tornano a casa in circa 12 ore e le vediamo per controllo dopo circa un mese. Se si tratta di poliabortività l'appuntamento viene organizzato direttamente nel servizio di PMA.
Gli aborti spontanei farmacologici sono gestiti a domicilio. Il supporto psicologico può essere richiesto o offerto in qualsiasi momento ma non è automatico. In generale, essendo all'estero, è comunque qualcosa che attiviamo facilmente in qualsiasi caso.
Ci potrebbe descrivere in breve quali ambienti, spazi e pratiche vengono riservate ai genitori in lutto nella struttura dove lavora?E' previsto un supporto psicologico per la Madre/i Genitori?
A partire dalle 15-18 settimane, quindi per aborto tardivo e morte in utero ma anche per le interruzioni di gravidanza tardive per patologia fetale o materna, le donne vengono ricoverate nel reparto di prenatale/gravidanza a rischio in stanza singola. Se non c'è posto vengono ricoverate in Ginecologia, in ogni caso mai in post partum dove si trovano i neonati.
Sulla porta viene appesa una farfallina bianca per indicare a tutto il personale la situazione ed evitare frasi spiacevoli.
L'espulsione/nascita avviene in sala parto. La peridurale viene inserita prima di qualsiasi altro farmaco necessario a indurre il parto e attivata al primo dolore. In generale viene favorito un approccio "minimalista" con una sola ostetrica, un ginecologo, si evitano gli studenti e gli interventi multipli, ma ovviamente se la situazione si complica può essere necessario. Il padre/partner è sempre presente se lo vuole. Ho visto nascite di questo tipo svolgersi solo con la donna, il/la partner e l'ostetrica, neanche io ero presente perché, fondamentalmente, non c'era bisogno.
Le aspettative della coppia rispetto alla nascita vengono discusse prima, ad esempio se vogliono vederlo, toccarlo, subito, dopo, forse, ancora non lo sanno... etc. Qualsiasi opzione è praticabile e le coppie possono cambiare idea strada facendo. Possono fare foto, filmini, etc. Di solito il corpo rimane disponibile in reparto anche per qualche giorno, finché la coppia è pronta a lasciarlo andare. Possono anche decidere di vederlo il giorno dopo, ad esempio. Si decidono insieme anche quali esami effettuare, se desiderati (autopsia, citogenetica, esami del sangue, etc). La coppia decide quali e quanti fare dopo consenso informato.
Per legge, dopo le 22 settimane qui la nascita va dichiarata e il corpo preso a carico dalla famiglia tramite pompe funebri, va dato un nome e iscritto nello stato di famiglia. Prima delle 22, possono scegliere se reclamarlo o lasciarlo smaltire dall'ospedale.
Nel post partum le donne tornano nella stessa camera e nei giorni successivi vengono prese a carico da una ostetrica specializzata in lutto perinatale. L'ostetrica, oltre al suo approccio specifico, ha a disposizione una scatola con vestitini, cosicché la coppia possa vestire il bambino se lo desidera o farlo vestire, e i ricordini (tipo una spilletta o braccialetto in doppia copia, uno viene lasciato al bimbo e uno alla famiglia). Prendiamo impronta di manina e piedino su un cartoncino da lasciare alla coppia. È possibile attivare fin da subito (anche prima del parto) un sostegno psicologico o religioso per entrambi. Infine c'è il libro d'oro, un grosso volume in cui le famiglie scrivono ciò che vogliono. Leggerlo è commovente e molto bello. Mi ha aiutata nel mio lavoro.
Oltre ai controlli ginecologici di routine, la donna viene rivista a distanza di due mesi da una ginecologa specializzata in lutto perinatale. Il suo compito è indagare il vissuto e come va mentalmente e psicologicamente e proporre sostegno se necessario, inoltre comunica tutti i risultati delle indagini effettuate e aiuta la coppia a capirli e, se necessario, organizza altri appuntamenti, ad esempio con il genetista se esce fuori qualcosa. Inoltre risponde alle domande della coppia su eventuali gravidanze future o qualsiasi altra questione.
Quanto pensa sia importante il tipo di cura, gli ambienti, l’accoglienza empatica e specifica proposti dalle strutture sanitarie?
Credo che sia fondamentale avere un approccio dedicato. Le coppie hanno tutte un background diverso e la perdita del figlio è un evento che si mescola al loro vissuto personale. Poter avere un approccio personalizzato permette a ognuno di andare al proprio passo. Inoltre gli studi scientifici sono tutti a favore di questo approccio, quindi non vedo perché non debba essere attuato. Credo che il personale debba essere formato perché non si può improvvisare. Credo che ciò che aiuti la coppia è non avere l'impressione di essere un caso unico e "faticoso" da gestire ma di avere un personale che sa cosa sta facendo e perché e soprattutto comunichi con chiarezza ogni tappa e ogni possibilità. A volte non è possibile scegliere tutto, ad esempio se la vita della madre è in pericolo e bisogna sbrigarsi, ma in questi casi bisogna sopperire nel post partum con tutta la mancata comunicazione del pre.
Nella Sua opinione, quanto è importante la formazione specifica al personale sanitario?
Credo sia fondamentale. Molte delle frasi infelici che diciamo ci escono perché vogliamo consolare e tranquillizzare, ma non sappiamo come farlo. È capitato anche a me all'inizio della mia carriera dire: "Non vi preoccupate, non c'è alcun motivo che la prossima gravidanza non vada bene" e solo dopo ho appreso che spesso le coppie che stanno elaborando il lutto attuale di tutto vogliono parlare fuorché di un'altra gravidanza. Altre invece hanno bisogno di sapere subito le conseguenze sulla propria fertilità, etc... quindi ho imparato ad andare al passo della coppia/donna. È necessaria una formazione specifica su questo perché non tutti riescono ad arrivarvi da soli. E c'è bisogno anche per avere gli strumenti per rimanere lucidi durante questi eventi così carichi a livello emozionale. Credo che alcuni colleghi negli anni si siano costruiti una corazza di difesa che li porta ad essere bruschi e poco empatici, anche perché non amiamo parlare tra di noi di lutto perinatale, quando invece il confronto potrebbe essere una valvola di sfogo e permetterci di ricaricarci ed essere quindi più empatici.
Dottoressa Margerita Pace, Ginecologa
Grazie mille alla Dottoressa per l'intervista concessa a Francesca Berti, Founder di PIume di Sogni.