Il lutto è la risposta fisiologica alla perdita, alla morte e alla mancanza di qualcosa o di qualcuno a noi caro. E cosa c’è di più caro di un figlio che sta arrivando alla vita, che torna immediatamente indietro?
Il lutto perinatale ha delle caratteristiche ben precise rispetto ad altri lutti, che lo rendono più difficile da affrontare.
Indica il momento in cui iniziamo il nostro cammino, perché, anche se non siamo pronti e vorremmo cullarci in quel vuoto, l’elaborazione è già cominciata.
Potete pensare all’elaborazione del lutto perinatale come al tentativo di rimettere insieme i pezzi della pellicola.
Per evitare che quei pezzi si rovinino ulteriormente adottiamo delle strategie mentali per proteggerci.
Sono Sara Barletta, tris mamma tra cielo e terra e Coach sul lutto perinatale, guido le mamme nei percorsi di elaborazione del lutto perinatale e gravidanza arcobaleno per ritrovare l’equilibrio.
Come i compartimenti stagni di una nave che sta affondando, la nostra mente si chiude al dolore per preservarsi, per sopravvivere, aspettando di rifiorire, forse, a emergenza scampata.
Ecco perché si prova vuoto, incredulità e a volte dissociazione, come se le cose che stanno accadendo in realtà non le stiamo vivendo davvero.
Se è vero che la nostra mente è entrata in un cammino tortuoso, come l’elaborazione del lutto perinatale, allora che cosa potreste incontrare dopo lo shock e il vuoto iniziale?
Ogni esperienza di lutto è personale, non esiste quello che dovreste provare, ma esiste ciò che provate e va bene così!
Si individuano degli step nell’elaborazione del lutto per comodità, ma nella pratica è tutto molto fluido. È possibile che stiate provando o meno certe emozioni.
È possibile che un giorno vi svegliate e facciate tre passi in avanti e il giorno dopo ricadiate a terra nello sconforto più totale. Va bene, è il vostro cammino.
Vorrei presentarvi alcune situazioni del lutto che possono manifestarsi, perché è importante saperle riconoscere e prendersene cura.
-Un forte bisogno di connessione con il nostro bambino. Ricordo che desideravo avere ancora la mia pancia, e andare tutti i giorni al cimitero era un modo per tenersi in stretto contatto.
-Un senso di distacco e di negazione della realtà. Una mamma che ha camminato insieme a me diceva di non riuscire più ad entrare in quella che sarebbe stata la “sua stanza”. Negava la sua esistenza perché faceva troppo male ammettere che c’era stato ed era andato via.
-Il senso di colpa diffuso in tutta la vicenda o specifico, rivolto magari verso il nostro bambino che non siamo riusciti a salvare. Il mio senso di colpa era rivolto alla malattia genetica di cui era affetta la mia Gingy. Ero convinta che fossi stata io a farla ammalare, anche se dagli esami genetici non era risultato nulla di evidente, ma la “colpa” era del puro caso.
-Rabbia profonda. Ricordo che in una delle prime sedute dalla psicologa dissi che ero arrabbiata, profondamente arrabbiata con la mia bimba perché mi aveva lasciato così, su due piedi, senza preavviso.
-Irascibilità e forte senso di ingiustizia. Una delle frasi che sento più spesso quando cammino con le mamme in lutto è “Perché a me?”, “Ho sempre condotto una vita normale, non mi meritavo questo”. A volte è difficile mettere da parte il senso di ingiustizia, ma è necessario comprendere che non siamo a scuola. Non esiste un: “Bravo, ti sei comportato bene”, e un: “Vai in punizione perché hai sbagliato”. Gli eventi, e quello che a me piace chiamare “Universo”, sono slegati da questa logica, non esiste meritocrazia nella morte.
-Malesseri fisici, alterazioni dell’appetito e alterazioni del ciclo del sonno. I pensieri che si accalcano prima di dormire, poco appetito o rifiuto del cibo sono tipici di questa fase e vanno trattati singolarmente, prima che possano degenerare in disturbi persistenti.
-Perdita del senso di auto-efficacia e disinteresse verso la vita. Avevo paura di fissare una visita, avevo paura ad attraversare la strada. La persona dinamica che ero la pensavo persa per sempre. Avevo bisogno di provarmi che Sara era ancora lì dentro. E l’ho fatto creando il mio metodo per elaborare il lutto che mi ha fatto sentire nuovamente presente a me stessa.
Se sentite il bisogno e avrete voglia di leggere potrete consultare gli approfondimenti che ho scritto in merito a: “Il ritorno a casa dopo un lutto perinatale” e “5 principi per ritrovare l’equilibrio dopo un lutto perinatale.”
Un abbraccio accogliente di luce.
Sara Barletta - Coach sul Lutto Perinatale, Educatrice Mestruale del Femminile, Mindfulness Trainer, Risvegliatrice d’intuito
Sara Barletta ha aderito al servizio di PRIMO AIUTO Piume di Sogni tramite colloquio di accoglienza gratuito. Clicca qui per tutte le info.
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