Ogni gravidanza, indipendentemente dalla sua durata e dal suo esito, è parte integrante nella storia di vita della mamma e della coppia genitoriale; la perdita di un figlio desiderato ed atteso durante la gravidanza, alla nascita o subito dopo il parto rappresenta un evento traumatico di forte impatto emotivo per la mamma e la coppia andando a segnare le loro vita con un “prima” e “dopo” la perdita.
L’esperienza di lutto perinatale
La perdita di un figlio, a prescindere dal modo e dal momento del percorso in cui la perdita è avvenuta, rappresenta un’esperienza di lutto traumatica e dolorosa che spesso non viene riconosciuta ed accolta dalla nostra società. Si ascoltano così frasi come “era solo un feto”, “la prossima volta andrà meglio”, “meglio prima che dopo”, “almeno ne hai già uno” che portano la donna e la coppia a sentirsi ancora più isolati ed a chiudersi nel loro dolore.
Diversamente è proprio necessario proteggere e prendersi cura del proprio dolore imparando a stare in contatto con le emozioni che questo evento luttuoso suscita. Come ogni lutto, anche il lutto per la perdita di un figlio, se non adeguatamente elaborato può trasformarsi nel tempo in un lutto complicato portando a sintomatologie ansiose e depressive che possono condizionare l’approccio alle gravidanze successive e lo stile di attaccamento nei confronti del bambino nato dopo la perdita (esempio, comportamenti iperprotettivi).
Cos’e’ il metodo EMDR
Un metodo psicoterapico molto efficace per il trattamento di questa esperienza di lutto è l’EMDR (in inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing da cui l'acronimo EMDR).
Oggi l’EMDR è una terapia evidence-based, nel 2013 è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati e raccomandato per la cura di altri disturbi psicologici e per la promozione della salute mentale.
L’approccio EMDR, si basa sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP) secondo cui l’evento traumatico vissuto dal soggetto viene immagazzinato in memoria insieme alle emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti che hanno caratterizzato quel momento.
Tutte queste informazioni immagazzinate in modo disfunzionale, restano “congelate” all’interno delle reti neurali e incapaci di mettersi in connessione con le altre reti con informazioni utili. Le informazioni ”congelate” e racchiuse nelle reti neurali, non potendo essere elaborate, continuano a provocare disagio nel soggetto causando malessere e sofferenza impedendo loro di riprendere una nuova vita, quasi come se “il passato fosse ancora presente”.
L’EMDR utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per desensibilizzare e rielaborare i traumi psicologici.
Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico, esposti a desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa.
L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente di adottare comportamenti più adattivi.
L’EMDR consente quindi di “lasciare il passato nel passato” e vivere più liberamente il presente, l’evento continua ad essere ricordato ma il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva di benessere della Persona.
Dottoressa Federica Santolamazza
Psicologa – Psicoterapeuta – Terapeuta EMDR (Practitioner)